Like fluffy beans

[gwenchan]

Personaggi: APH Romano; APH America
Rating: General 


America ha la capacità di fare amicizia con qualsiasi essere vivente. Se fosse una ragazza e indossasse un abito da ballo, sarebbe una dannata principessa delle fiabe, di quelle che conversano con gli uccellini e hanno i topolini a fargli da domestici. 

Be' se fosse quello il caso, Romano avrebbe decisamente meno lavoro; anche se, ovviamente ogni topo che malauguratamente riesce a entrare in casa viene prontamente cacciato a suon di scopa. 

Stessa scopa che Romano ora sta ancora tenendo in mano, pur con le braccia incrociate nella migliore imitazione di una matrona del sud.

 

Davanti a lui America sorride come un ragazzino, stringendo al petto un bandolo di stoffa - la sua giacca - che si agita fin troppo per i gusti di Romano. 

 

"Cos'è questa volta?" borbotta, dopo che America ha già portato a casa un cagnolino smarrito, due merli ancora spiumati caduti dal nido, un coniglietto appena nato e persino un cucciolo di volpe nemmeno volesse mettere su una clinica. Tutte creature adorabili, per l'amor del Cielo, ma è già abbastanza faticoso mandare avanti la baracca senza dover fare da balie a cuccioli raccattati qua e là

 

Fortuna che c'è Lituania ad aiutare e mediare.

 

È in quel momento che dalla giacca si leva un acuto e familiare miagolio. Romano l'ha sentito spesso da ragazzo nei vicoli di Napoli, il pianto disperato dei gattini abbandonati da mamma gatta. Gli hanno sempre fatto tenerezza. Qualche volta se ne infilava persino qualcuno sotto la camicia da portare a casa e allevare di nascosto da Spagna o dallo straniero che di volta in volta di ritrovava in casa, sognando quasi di essere come quei gatti e poter scappare via, un giorno.

 

Sente un mezzo sorriso di esasperazione tendergli le labbra mentre si avvicina abbastanza da vedere due testoline pelose sbucare dalla stoffa. I mici non devono avere più di quattro-cinque giorni, minuscoli, dei fagiolini di pelo con gli occhi ancora chiusi. 

Le domande da fare sarebbero tante. Come dove sono stati trovati o che fine abbia fatto mamma gatta; ma finché i gattini continuano a strillare, Romano non ha molte speranze di concentrarsi. Tanto più che detesta mezzo mondo, sì, ma non ha lo stesso un cuore di pietra.

 

"E va bene" si arrende a una domanda ancora non posta. "In cucina ci dovrebbe essere ancora un po' di latte" continua, marciando verso la stanza come se fosse a casa sua, con America che lo segue a ruota facendo di tanto in tanto le moine ai due mici. 

"E serviranno una cesta e delle coperte" continua, dando un'occhiata intorno casomai Lituania decidesse di passare da quelle parti in quel momento. Salvo ricordarsi che l'altra nazione è uscita per delle commissioni e non tornerà fino a sera. 

Sempre tutto a lui tocca fare. Tipo impedire che America uccida i mici dandogli il latte direttamente dalla bottiglia. 

"Fermo!" 

In un attimo gli è addosso, lasciandolo abbastanza confuso da strappargli bottiglia e gattini di mano in un colpo solo. "Hanno lo stomaco delicato. Così li soffochi" borbotta, come se non credesse che ci sia ancora qualcuno ignaro di un fatto così ovvio. Quasi a dargli ragione uno dei mici arriccia il naso, mentre Romano si dà al contorsionismo per versare un po' di latte in un piattino, immergerci le dita, e lasciarne cadere poche gocce in bocca ai cuccioli.

"Be', che fai lì impalato" sbotta poi a un America immobile al centro della cucina. "Vieni a renderti utile" lo istruisce, rimettendogli un micio in braccio e assicurandosi che questa volta faccia le cose per bene. Sì, nutrirli così è un processo lungo e noioso, ma è ancora la soluzione migliore in mancanza di meglio

"Sono davvero piccoli" mormora America una volta afferrato il meccanismo, in una maniera che di colpo ricorda a Romano quanto l'altro sia più giovane rispetto a lui. Ci manca solo che gli chieda se li possono tenere.

E se anche fosse, Romano per una volta non avrebbe nulla in contrario.