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Personaggi: Char/The Runner
Rating: General

  In ogni situazione

 

La nonna di Char amava la pioggia. Non faceva che ripeterlo, ogni volta che le prima gocce iniziavano a cadere dal cielo e a picchiettare sulla finestra, sia che si trattasse dell'acquerugiola autunnale o degli acquazzoni estivi, quando un tuono in lontananza diventava l'unico avviso prima che il cielo si aprisse e i malcapitati all’aperto si ritrovassero zuppi dalla testa ai piedi.

 

Tutti si lamentavano, intirizziti fino al midollo e infreddoliti, tranne la nonna, che invece correva fuori a mettere sul davanzale i barattoli per raccogliere l'acqua piovana. Perché c'era un uso per ogni pioggia. La pioggia del mattino era ottima per gli incantesimi d'amore, aveva insegnato a Char quando era ancora bambin*, ripetendo ciò che lei stessa aveva appreso dalla sua di nonna, nella Congrega. Le gocce d'autunno scacciavano gli incubi, mentre la tempesta di agosto andava maneggiata con cura, perché bastava sbagliare le dosi di un sorso perché la magia si rivoltasse contro la persona e portasse danno laddove avrebbe dovuto aiutare.

 

Char, da parte sua, non era così convint*. La pioggia andava bene quando era un'acquerella fresca e delicata che riduceva l'afa di un percorso battuto dal sole e scioglieva i muscoli nella corsa. In quei casi guardava l'asfalto umido e lo strano effetto che facevano le gocce nel rimbalzare sulla strada, zig-zagando pozzanghere per limitare i danni alle sue scarpe da ginnastica, il ritmo delle suole contro il terreno in perfetta armonia col battito del suo cuore, il tirare dei muscoli dolcemente familiare.

 

Allora sì che benediceva la pioggia e ringraziava la Prima Strega per la Sua benevolenza.

 

Diventava molto meno incline a farlo quando la pioggia era un muro d'acqua impenetrabile che impediva di vedere a un millimetro dal proprio naso e annegava la bocca se solo uno si azzardava a respirare.

La barriera protettiva che aveva evocato attorno a sé faceva ben poco per limitare il danno.

 

Se ogni strega nasceva graziata con un potere, il suo caso non era stato dei migliori, non quando bastava un attimo di distrazione per ritrovarsi catapultati in un'altra dimensione, senza alcuna idea sulla destinazione. E per una persona che già faticava a ricordarsi la strada per andare dal panettiere sotto casa, era una crudele ironia.

 

Soprattutto se, come Char aveva finito con l'apprendere negli anni, pareva essere proprio il perdersi in vicoli sconosciuti ad attivare quel meccanismo per cui, in un attimo, eccol* in un universo parallelo.

Ancora peggio quando il potere decideva di attivarsi durante una gara. E si attivava sempre durante una gara, ormai era diventata un'abitudine. Che si trattasse del primo chilometro o del quarantesimo, puntualmente, vuoi per un attimo di distrazione o per un errore di uno dei volontari, Char si ritrovava ben oltre il percorso stabilito, prima, e magari a correre in cerchio su un'isola grande quanto uno sputo, dopo.

 

E sarebbe andata ancora bene se i giudici di gara non avessero imposto a tutte le streghe un sigillo contro ogni possibile tentativo di interferenza magica durante la corsa. Una volta attivato, terminare la gara, ovunque ci si trovasse, era l'unico modo per cancellarlo.

 

Puntualmente, Char si chiedeva perché, nel nome di tutte le streghe mai esistite, avesse deciso di dedicarsi come hobby alla maratona, e puntualmente si diceva che la prossima gara sarebbe stata diversa, dritta dalla partenza al traguardo senza alcuna complicazione.

 

Puntualmente veniva smentit*.

 

"Per la miseria!" imprecò al vento, mulinando braccia e gambe alla cieca in mezzo a quello che non poteva essere descritto solo come una cascata; una gigantesca cascata che per quanto ne sapeva poteva anche occupare l'intero pianeta, tutta la superficie perennemente vessata da un acquazzone eterno. Non ne sarebbe stat* sorpres*, aveva ormai visitato abbastanza mondi da essere pront* a tutto.

 

Oppure era solo capitat* nel momento sbagliato e, ad aspettare, la pioggia si sarebbe diradata. Guardò prima a destra, poi a sinistra, socchiudendo gli occhi dietro la protezione degli occhiali da sole, la barriera magica che riusciva a smorzare le grosse gocce che le cadevano addosso, senza però bloccarle del tutto. Perché la magia, dai tempi della Prima Strega, attingeva alle energie della persona e Char preferiva di gran lunga conservare le sue per quando si sarebbe trovat* a dover completare quell'ultimo, tremendo chilometro che pareva non terminare mai.

 

Il rapido esame non diede i risultati sperati, nessuna grotta o tettoia o anche solo la parvenza di un albero sotto il quale ripararsi in attesa che spiovesse. L'attraversò l'idea di fermarsi lì sul posto e aspettare. Ne rise, scuotendo la testa, accelerando il passo prima che il pensiero potesse giungere alle gambe.

 

L'aveva appreso anni prima, come fermarsi costituisse la morte di ogni buon maratoneta che si rispettasse. E il Cielo sapeva quante erano state le volte in cui la tentazione l'aveva colt*.

 

Un cielo che ora nemmeno era sicura esistesse più, se non per quella pioggia che da qualche parte doveva pur cadere, sempre che questo mondo rispettasse le stesse regole a cui era abituata.

Dopotutto, c'era stato un mondo di alberi così giganteschi da arrivare quasi alla Luna, sequoie tanto alte che le creature che avevano deciso di eleggerle a loro dimora avevano da tempo dimenticato come fosse camminare giù sul terreno, dove nessuno osava più avventurarsi, perché vi si trovavano solo la morte.

Char aveva osato sbirciare giù, nel mentre che tentava di correre sopra un ramo senza precipitare di sotto, solo per essere ricambiat* da un fitto intrico di fogliame e fronde tale da impedire la visuale a pochi metri. In rapida cascata i verdi lasciavano il posto ai bruni dei tronchi, quindi al grigio della nebbia che saliva dal basso, finché, se si sforzava ancora lo sguardo, questo si perdeva nel sottobosco dove da secoli non arrivava la luce.

 

Char se lo era immaginato come un denso e umido sottobosco, dal terreno coperto di muschio soffice e dove scarafaggi e lumache grosse come il suo avambraccio gironzolavano indisturbati, insieme a talpe cieche e a qualsiasi altra creatura si fosse adattava per vivere nella più completa oscurità. Oppure, più probabile, laggiù l'aria era troppo densa e pesante per essere respirata e dacché i nativi avevano deciso di spostarsi sempre più in alto, il basso era diventato un luogo abbandonato.

 

Char aveva chiesto, correndo tra i rami, se qualcuno fosse mai sceso per verificare. Il suo accompagnatore si era portato una mano al petto in segno di sconforto misto a indignazione per aver anche solo suggerito qualcosa del genere. Poi aveva ripreso a parlare e a canticchiare, un suono orribile che faceva venire voglia di tagliarsi le orecchie per non doverlo sopportare.

 

Char aveva stretto i denti e si era costrett* a resistere, pensando solo a quando i suoi poteri si sarebbero ri-attivati.

 

Nel correre nella pioggia si trovò a rimpiangere quella volta. Là, almeno, aveva avuto compagnia. 

 

Erano anni che le capitava di non incrociare qualcuno durante i suoi spostamenti improvvisi, possibili amici o guardie da cui scappare prima di ritrovarsi in carcere. A Char un'esperienza era bastata e avanzata.

 

Lato positivo, aveva potuto rivedere Phyllis, adorabile, dolcissim* Phyllis, dai capelli di zucchero filato e la risata cristallina, un sorriso di quelli capaci di riportare il sereno in una giornata di tempesta. Le faceva venire le farfalle nello stomaco come un* ragazzin*. 

 

Pensò che le sarebbe proprio stato utile averla accanto in quel momento, inciampando per l'ennesima volta nei suoi stessi piedi perché il terreno era diventato così scivoloso da non riuscire a fare due passi senza cadere in avanti.

Ancora cinque chilometri, si disse, senza sapere se il tono fosse più speranzoso o disperato. Chiuse gli occhi e sforzò di immaginare di essere all'asciutto.

 

Aveva corso in condizioni peggiori. Tra i fiumi di lava di un vulcano sotto il tiro di un popolo di cacciatori, per esempio, o nelle lande gelide di una terra dove gli uomini erano stati decimati secoli prima da un'epidemia. Ma c'era sempre stato qualcuno.

 

Polijh le aveva offerto da bere, Tylius raccontato del proprio villaggio mentre Char cercava di correre una mezza-maratona in pista, il bambino rana guidat* nelle paludi. Khyr, giovane e vecchia al tempo stesso, era stata la sua salvezza nel deserto e nella città degli alberi Lowan aveva cantato perché i rami portassero chiunque alla propria destinazione.

 

E pensare che c'era stato un tempo in cui aveva protestato contro ogni incontro, perché ogni straniero in cui si imbatteva costitutiva un possibile pericolo di farsi scoprire; così come c'era stato un tempo in cui aveva odiato profondamente il suo potere, una spina nel fianco senza alcuna utilità.

 

Ci si era affezionat* col tempo, fino a cercare di controllarlo. Per il momento, tutti i suoi tentativi erano risultati in un completo fallimento, il suo senso dell’orientamento continuava a far ridere i porci e a quanto pareva ad avere uno strano collegamento col suo potere. 

 

Spesso qualcuno chiedeva a Char perché si ostinasse a partecipare a maratone ufficiali quando metà delle volte il prezzo da pagare era il correrne metà in condizioni se non ostili, di sicuro imprevedibili. Char si stringeva nelle spalle. A volte se lo chiedeva a sua volta, senza aver trovato ancora una risposta soddisfacente. Non era solo lo sperare che la successiva sarebbe stata diversa, c’era qualcosa di più profondo, un misto di sfida e passione. Perché Char adorava correre e ogni buon maratoneta che si rispetti non rifiutava mai una sfida.

 

Anche se significava correre per altri cinque chilometri in un muro d’acqua. Alla fine, non era poi così diverso dalle altre volte. Come sempre, sarebbe bastato un passo dopo l’altro per colmare la distanza e tornare a casa. 

 

Note:  Personaggi e temi sono ripresi da "And 195", un audio drama di mia creazione. Char, il personaggio principale (che nell'audiodrama viene chiamat* The Runner) è non-binary. In italiano ho scelto di renderlo con gli asterischi.

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