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Note: Le due AU sono il natioverse (ovvero il mondo classico di hetalia) e il cardverse (l'universo alternativo accennato da Himaruya dove alcune nazioni sono semi delle carte da gioco)



Feliciano si trovava in un posto strano. Non proprio spaventoso o assurdo e per ora nemmeno pericoloso, solo strano. A ben guardare sembrava una sala delle riunioni, ma l'architettura non corrispondeva a nulla che Feliciano avesse mai visto, con tutto quel bianco e le linee troppo dritte.
 

 

L'ultima cosa che ricordava era di starsi rifugiando in una grotta durante un temporale. Poi c'era stata una bizzarra sensazione alla pancia, una specie di caldo solletico, e ora si trovava lì.

 

Il Regno di Cuori era famoso per i suoi ricchi palazzi dai muri rosati e dai tetti di un bel rosso acceso; le pareti delle stanze affrescate di colori vivaci e i mobili intarsiati. 

 

Guardando fuori da una finestra così grande da occupare un'intera parete, invece, Feliciano potè vedere solo una serie di quelle che parevano torri, ma torri di un genere del tutto sconosciuto. Lisce, fatte come tanti cubi impilati uno sopra l'altro, e così alte da far venire le vertigini. 

 

A quanto pareva, si trovava anche lui in una di quelle torri. 

 

D'istinto fece un passo indietro verso la maggiore sicurezza del centro della stanza. C'era una porta e come porta era logico pensare che portasse da qualche altra parte. Feliciano soppesò le sue opzioni. Da un lato aspettare avrebbe significato essere scoperto, prima o poi. Ma anche uscendo e uscire avrebbe comportato muoversi in quel mondo che già a un solo sguardo gli era parso un labirinto. 

 

Magari a rimanere fermo nello stesso posto qualunque forza lo avesse trasformato fin lì si sarebbe esaurita. Stare fermi era una di quelle cose che ricordava dall'addestramento da fante, nonché un consiglio caro alla Regina Kiku. Feliciano non era mai stato bravo a stare fermo.

 

Ma nemmeno gli piaceva l'idea di uscire.

 

Era giusto arrivato a un compromesso - cominciare a uscire dalla stanza, ma non dal palazzo - quando ci fu un certo vociare e la porta si aprì, gettando all'aria ogni possibile piano.

 

Il tempo di vedere chi fosse entrato, Feliciano scattò sull'attenti, di colpo anche sollevato. Se anche il Re di Cuori era lì, allora le cose non dovevano essere così terribili. Tanto più che era in compagnia del Re di Picche.

 

Che strano però che fossero vestiti con abiti tanto bizzarri. Lui, invece, indossava ancora la divisa da Fante di Cuori. 

 

Vabbè, ci avrebbe pensato in seguito. Una cosa alla volta. 

 

Feliciano non perse tempo a correre da entrambi, salutandoli con le dovute cortesie, prima di investirli con una raffica di domande e vedendo le loro facce, già confuse a dire il vero, diventare sempre più confuse di secondo in secondo. 

 

Quando finalmente tacque e li lasciò parlare, ne seppe il motivo. Per qualche assurdo evento, avevano cominciato a parlare una lingua che non era la sua e, a quanto pareva, non erano in grado di capirlo. 

 

Feliciano cominciò a dubitare che si trattasse davvero delle persone che credeva che fossero. Allo stesso tempo non aveva molte altre opzioni, tanto più che, per il momento, non sembravano minacciosi. Anzi, per comportamenti gli ricordavano molto quelli a cui era abituato. 

 

Nel frattempo si stavano aggiungendo altre persone e tutte più o meno familiari. Ecco il Re di Quadri - o un suo sosia - ma anche la Regina di Picche, il Re di Fiori e, sì, persino la Regina di Cuori. 

 

Tutti vestiti in maniera strana e tutti che parlavano in maniera incomprensibile. Questo Re di Cuori, "Germany", come Feliciano aveva sentito chiamarlo questo Re di Picche, gli fece segno di sedersi, mentre lo stesso Re di Picche andava dritto a parlare con la propria Regina. Le spalle di Feliciano si rilassarono un po'. 

 

Anche se la Regina di Picche spesso gli incuteva timore, era anche la persona adatta a cui chiedere consiglio in un frangente simile. Se solo fosse riuscito a farsi capire. 

 

In ogni caso non aveva molta scelta e ancora nessuno si era comportato in maniera particolarmente minacciosa. Allora, quando "Germany", il Re di Picche - "America" - e la Regina di Picche - "England" - fecero capire a Feliciano di seguirli, pensò fosse ancora la decisione più saggia. Ebbe solo un attimo di esitazione nel vedere il loro mezzo di trasporto, una carrozza tutta fatta di metallo e senza cavalli a trainarla. 

 

Ancora lievemente dubbioso, Feliciano prese posto su uno dei sedili sul retro, ritrovandosi presto in mano un foglio e una matita. Vero. Forse non poteva esprimersi a parole, ma magari col disegno sarebbe riuscito a venirne a capo. Tracciò velocemente il palazzo di cuori e i Reali come li ricordava. 

 

"England" si sporse per studiare i disegni. Quindi gli mostrò lo schermo di quell'affare rettangolare che tutti in quel mondo sembravano portarsi appresso. Feliciano scosse la testa. No, non era una storia. 

 

Non era affatto una storia. Quello che aveva disegnato corrispondeva tutto alla realtà come la conosceva. 

 

Una realtà che, guardando fuori dal finestrino della carrozza-di-metallo, gli parve sempre più distante.

 

C'era stato quel formicolio alla pancia, lui era inciampato in una radice uscendo dalla grotta e di colpo tutto era finito sotto-sopra. 

 

Con i suoi schizzi in mano, Feliciano cominciò a pensare di non essere davvero più a casa. 

 

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