Le gambe delle donne
Fandom: Hetalia
Prompt: Tombola
Feliciano sta cominciando a pensare che forse proporre a Romano di iscriversi alla tombolata di Ferragosto non sia stata una buona idea.
Le occhiatacce che il fratello sta lanciando agli altri in fila per comprare le schede non promettono nulla di buono.
"Sei schedine," annuncia senza preamboli alla ragazza in cassa.
"Per due?" Trilla lei. "Siete insieme, giusto?" Dice, indicando ora Feliciano ora Romano.
Romano fa una smorfia. "Macché per due. Sei schedine per me" insiste, con i soldi contati già in mano. La ragazza lo fissa per un attimo prima di ricomparsi. Del resto più schedine riesce a vendere, meglio è. Iniziando a contarle, si si volta verso Feliciano
"Sei anche per te?"
"Ovvio" risponde Romano prima che Feliciano riesca anche solo ad aprire bocca. Feliciano fa per protestare, poi decide che non ne vale la pena e caccia fuori i trenta euro necessari all'acquisto.
Mentre cercano un posto dove sedersi, Romano esamina le sue schede e borbotta contro le combinazioni di numeri. “Fa’ federe un po’ le tue.”
Feliciano gliele passa senza badarci troppo, ascoltando con un orecchio solo mentre il fratello fa strani calcoli.
“Facciamo cambio. Io prendo queste, tu tieni queste.
Un’allegra voce agli altoparlanti anni che la Grande Tombolata di Ferragosto inizierà tra poco e la gente è ancora in tempo a comprare una scheda. Venite gente. Venite. Il primo premio è un fantastico bimby ultimo modello.
“E io lo voglio” sibila Romano, afferrando Feliciano per un braccio.
“Ma dici sempre che sono gli elettrodomestici del demonio."
Romano rotea gli occhi, scansando con poca grazia un gruppo di adolescenti per puntare a una panca dove c'è ancora spazio per due persone.
"Mai detto" replica, sordo alle proteste. "E mica lo voglio usare. È inutile, non capisci nulla."
"Magari se ... " comincia Feli, poi si zittisce perché quando il fratello è così c'è poco da discutere.
Allora si limita a guardarlo disporre tutte le schede in bell'ordine davanti a sé e ad estrarre due matite dalla tasca della camicia, casomai una si rompesse.
"Concentrati" sibila. Feli annuisce, gli occhi fissi sul panzerotto che una bambina qualche posto più in là sta divorando.
Lo stomaco di Feliciano gorgoglia. Il panzarotto fuma e sembra avere davvero un aspetto delizioso.
Romano lo ferma prima che possa alzarsi. "Dove stai andando?"
"È che mi è venuta fame. Prendo qualcosa anche per te."
"Non se ne parla."
"Faccio in fretta. Guarda non c'è più nemmeno coda. Ordino e torno.”
Cinque minuti all’inizio, romba l’altoparlante.
Romano soppesa la questione, gli occhi che saettano a destra e a manca nemmeno si stessero preparando a un’incursione in territorio nemico. “Va bene” si prende alla fine. “Prendimene uno al prosciutto. E un’aranciata. Fredda.”
Poi si volta verso il palco, perdendosi ad ammirare la lucida plastica bianca e l’acciaio cromato dell’elettrodomestico dei suoi sogni. Il secondo premio è un cellulare. Il terzo una bicicletta da corsa e via via a scalare. Come sta ripetendo l’altoparlante ci saranno tre tombole e quattro cinquine. I premi per le cinquine sono per lo più mangerecci.
“Bah” fa Romano, pronto matita alla mano a segnare i numeri non appena saranno chiamati. Da parte sua Feliciano spera che la situazione non degeneri. Di nuovo, Romano sa essere eccessivamente emotivo e competitivo quando si tratta di tombola—l’ultimo Capodanno per poco non sono venuti alle mani. E lui stasera vorrebbe evitare di dormire sul divano.
“Sei qui in vacanza anche tu, tesoro?” lo interrompe la signora seduta a destra. Annuisce con foga, mentre a sinistra Romano emette un prolungato grugnito di disappunto.
Ventidue. Il numero è il ventidue. Venti. E. Due.
La signora è di Padova. Feliciano sorride, lo aveva capito dall’accento. Sì, è stato tante volte a Padova.
Quaranta.
Questa volta Romano esulta, segnando con foga il numero su tre delle sue schedine.
“Io sono qui con mio marito e i miei nipoti” continua la signora, indicando tre bambini poco distanti. “Ormai veniamo a Ostia tutti gli anni. Da quando è nato il maggiore, cioè. Alla pensione ci danno sempre la stessa camera a e —”
“Feli, ma tu hai il venti! E anche il quattordici e il cinquantasei. Maledizione, guarda qui. I numeri. Devi ascoltare i numeri.”
Benedetta la ragazza che porta loro i panzerotti caldi per interrompere la tiritera. O almeno ridurla a un vago borbottio. Facendo spallucce, Feliciano dà un piccolo morso al suo, attento a non scottarsi la lingua. Hanno esagerato un po’ con la mozzarella, ma è buono.
“Non mangi il tuo?”
Ma Romano è più impegnato a segnare il “trentacinque. Trenta.E.Cinque” con foga preoccupante. Su sei schedine che ha comprato, solo due hanno almeno completato una cinquina—ignorata, non gli interessa un altro salame e ha bottiglie di vino di gran lunga migliori nella propria cantina. Si sporge di nuovo per controllare quelle di Feliciano, ma anche lì non pare avere più fortuna.
Sessantacinque. Cinquantotto. Quarantadue.
Più i numeri vengono chiamati, più Romano si tende. Impreca. Feliciano lo sente bisbigliare invocazioni a San Gennaro. A ogni numero la possibilità che qualcuno faccia tombola diventa sempre più una realtà. È matematico.
Una goccia di pomodoro cade sull’angolo della schedina, appena sotto il “18”.
Diciotto. Dieci e otto.
Ha visto il diciotto anche su un’altra scheda, poco fa. Romano ora sta pregando San Gennaro e la Madonna. Non imprecherà per un mese, giura, se gli fanno la grazia di questa tombola. Anzi, due mesi. E farà anche tutte le faccende domestiche.
Ventiquattro.
Nessuna fortuna.
Due. Ottantasette. Settantatré.
Il panzerotto al prosciutto giace da un po’ abbandonato vicino alla mano sinistra di Romano e la prima matita ha da tempo perso la punta. La seconda non sta messa molto meglio. Romano trattiene il fiato a ogni numero.
Novantuno.
“Tombola!”
Romano emette un suono strozzato, la matita ancora sospesa a mezz’aria. È finita. Il bimby è andato.
“Devono ancora controllare la scheda” cerca di consolarlo Feliciano, senza troppo successo. “Se proprio ci tieni così tanto te lo compro io.”
L’offerta peggiora solo la situazione. “Non voglio la tua stupida elemosina” ribatte Romano sbattendo la faccia sul tavolo. “Due numeri. Mi mancavano due numeri.”
Se ne lamenterà per tutto l’indomani e quindi a singhiozzo per il resto della settimana.
“Vuoi andare via?”
Romano gli lancia un’altra ’occhiataccia. “Certo che no. Mi serve un cellulare nuovo.”